CHI SONO

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Sono cresciuta al ritmo di Michael Jackson sognando la Isla Bonita e no, non sapevo chi fosse Brahms. Mio padre faceva il cameriere, mia madre la mamma. Il mio giorno preferito era il mercoledì, perché era il giorno in cui cenavamo tutti assieme attorno al tavolo rotondo, mangiando filetto e patatine fritte, guardando Rocky I o II o III o IV, che deve averlo saputo che c’era mio padre a casa perché anche lui c’era sempre in TV di mercoledì sera.

Volevo fare la ballerina. Ho preferito la discoteca della domenica pomeriggio, alle canzoni di Guccini, i pomeriggi chiusi in sala prove, alle uscite. Di Dirty Dancing e Chorus line conoscevo ogni battuta a memoria eppure, ogni volta che vedevo quelle paillette e quei cappelli dorati sollevati al cielo, il cuore mi scoppiava e il tempo volava. A scuola non passava mai. Del Classico ricordo i chili di libri che ci davano da leggere per le vacanze, che regolarmente non leggevo, perché d’estate in casa ci stavo giusto il tempo per mangiare e dormire. Il resto, lo passavo scorrazzando su e giù per gli scaloni del paese, a mangiar grano, a ustionarmi con Isa al sole del campetto da tennis, bisunte di Nivea, coi pantaloni arrotolati al limite, fino a che mia nonna dalla finestra dell’ultima stanza urlava “Sà! Uè Sa! A casa!”.

Alla fine ballerina non lo sono diventata, mio padre si è conquistato il mondo e l’ha chiuso nel suo ristorante, mia madre è diventata la nonna più bella. E io non ho mai smesso di danzare.

Sono un pezzetto delle cose che troverai tra queste pagine, un pezzetto di ciascuna delle persone che hanno accettato di collaborare al sito, sposando l’idea del racconto libero pubblicato nel blog, fornendomi quel pezzo mancante per realizzare l’idea e trasformarla in realtà.

Sara Tommasi Pertmayr

– Scarica il mio Curriculum Vitae –

I grew up to the rhythms of Michael Jackson, dreaming of the “Isla Bonita” without the faintest idea of who Brahms was. My father was a waiter and my mother spent all her time being just that. My favourite day was Wednesday because it was the day we all had dinner together, sitting around the table eating steak and chips and watching Rocky I, II, III or IV (who must have known that my father was home on Wednesday evenings). I wanted to be a professional dancer. I preferred the Sunday afternoon disco to the songs of Guccini, hours and hours spent rehearsing to going out with my friends. I knew every single line of Dirty Dancing and A Chorus Line by heart, but every time I saw those sequins and those golden hats held aloft, my heart burst and the time flew. At school the time never flew. I remember the tons of books we were supposed to read during the holidays and that I never read, of course, because I only stayed at home long enough to eat and sleep during the summer. I spent the rest of the time running up and down the village steps, chewing ears of wheat and getting sunburnt with Isa at the tennis court, both of us covered in suntan lotion and with our trousers rolled up as far as they would go, until my grandmother would shout from the top-floor window, “Sà! Hey, Sà! Come home at once!”

In the end I didn’t become a professional dancer, my father conquered the world and kept it inside his restaurant, and my mother became the world’s lovliest grandmother. And I have never stopped dancing.

I am a part of the things you will find on these pages, a part of each and every person who has agreed to contribute to the website by letting me publish their work on the blog – the missing piece that has enabled me to make my idea into reality.

Sara Tommasi Pertmayr

– Download Curriculum Vitae –