I nostri tre mesi sabbatici in Costa Rica. Noi e il dono del nostro amore
Non vi racconterò del mio viaggio nel dettaglio, ma proverò a condividere con voi le emozioni vissute come famiglia.
Tre mesi trascorsi in Costa Rica con mio marito Peppe e la nostra amata figlia, Aleida di due anni.
Il nostro viaggio nasce da un progetto partito circa quattro anni fa, da quando abbiamo conosciuto lo stile di vita caraibico, in particolare quello Domenicano. Poi con l’arrivo di Aleida la destinazione è cambiata e così da una ricerca casuale abbiamo iniziato a conoscere questo paese virtuoso, il Costa Rica, che rispetto alla Repubblica Domenicana ci dava più sicurezza.
Con una bambina di 16 mesi le priorità cambiano.
Grazie agli ammortizzatori sociali, che a volte abbiamo, ma di cui spesso ignoriamo l’esistenza, ho preso tre mesi di aspettativa per figlia, mio marito tre mesi di congedo parentale. Così ciò che sognavamo da qualche anno si è avverato e la cosa interessante era che non eravamo più in due, ma in tre.
Tre come i tre mesi di esperienza che abbiamo vissuto, sarà un caso?
Sul perché proprio il Costa Rica, lascio alla vostra curiosità trovare una risposta. Se siete interessati provate a fare una ricerca su Internet e chissà che non venga voglia anche a voi…fra le tante cose che questo paese offre, una in particolare ha catturato la mia attenzione. E’ uno dei pochi paesi al mondo che ha abolito l’esercito e ha deciso di investire le risorse destinate agli armamenti in istruzione e salvaguardia dell’ambiente, interessante no? di questi tempi poi…
Tornando a noi, volevamo fare un’esperienza che potesse farci immergere, anche se per poco, in una cultura completamente diversa dalla nostra.
Così, con la curiosità di scoprire altri modi possibili di vivere.
Beh i primi 10 giorni non sono stati proprio una passeggiata. Il lungo viaggio, la stanchezza, l’adattamento climatico, la visita del bel virus chiamato “spacca ossa”, che fortunatamente ha risparmiato la piccola Aleida, ma non mamma e papà, e poi essere da soli, hanno reso questi primi giorni un po’ “difficili”.
Insomma, sia io che mio marito abbiamo pensato “ma chi ce l’ha fatto fare? Ma lo pensavamo e basta, perché dircelo avrebbe significato trasformare un dubbio in certezza.
E non voglio tralasciare un dettaglio di non poco conto: il riassetto famigliare.
Mi spiego meglio. Noi tre, così, 24h su 24h non ci conoscevamo. In 16 mesi il papi quante volte aveva avuto la fortuna e l’impegno di stare così intensamente con la sua amata Aleida? E Aleida con il suo papi?
Dopo questi primi 10 un po’ in salita la strada si è fatta sempre più pianeggiante e piano piano abbiamo incominciato a respirare e ad assaporare quello che loro usano per salutarsi: il “pura vida”. Uno stile di vita fatta di cose semplici, di lavoro, di famiglia, di tanta natura e di tempo.
Giornate piene con Aleida in continua esplorazione, con Aleida che ogni giorno conosceva bimbi di nazionalità diverse, con Aleida che si svegliava di notte chiedendo “agua” e non più “acqua”.
Tramonti passati ad ammirare i miei due amori liberi e felici di conoscersi.
È stata un’esperienza che ci ha fatto crescere, che ci ha unito e fortificato.
Pura vida!
KatiusciaCI